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IL BATTESIMO DEL FUOCO

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Messaggio Da reporter Larry 17th Mag 2011, 9:52 pm


Come ci si comporterà in Battaglia? Nessuno può prevederlo. Il momento della verità arriva con i primi colpi di fucile.
Provate a camminare nella giungla. Le mani serrate al calcio di plastica di un fucile M16 che sudano e il sangue che pulsa nelle tempie. Tolta la sicura dell’arma, vi spostate lungo il sentiero con gli occhi e l’M16 che lavorano all’uniscono. La frazione di secondo necessaria per puntare la canna su un’ombra sfuggente nella giungla e troppo lunga. Dove si posano gli occhi, li deve essere rivolta l’arma. Ordigni esplosivi, mine Claymore e pali appuntiti : chi è il prossimo per il tritacarne? Dove si nasconde questa notte “mister Charlie”? L’oscurità non facilita certo il lavoro, ma dopo giorni trascorsi nella vana attesa di un contatto qualcosa doveva succedere prima o poi. Ha ricordato un veterano: stavamo seduti nel buio là fuori. Eravamo rimasti laggiù ogni dannata notte per un mese consecutivo e non avevamo visto un solo viet cong. Dove diavolo si erano cacciati? Avevano deciso di andarne a comprare qualcuno e di importarli. Sembravano spariti dalla circolazione. Ce ne stavamo seduti per giornate intere. Dovevamo continuare a mantenerci calmi e attenti perché non era affatto possibile restare anche seri tanto a lungo. Qualcuno fece un rumore osceno tanto forte da farti volare via i calzini. Scoppiamo tutti a ridere. Ma intanto era arrivato il momento di riprendere la marcia, con il dito sul grilletto e la tensione tutta concentrata nelle budella. Ogni componente del plotone affrontava questa situazione a modo suo. “Sei di nuovo a caccia di esseri umani”. Spero proprio che qualcuno si faccia vedere. Sono pronto a spedire quel figlio di buona donna nel regno dei cieli. Se solo il mondo potesse vedermi ora! Siamo armati fino ai denti. Se potessi ritornare negli Stati Uniti con il mio plotone al completo! Potrei conquistare il mondo. Qualcuno venga a battersi con me! Si, qualcuno venga a battersi con me! Forza venite a prendermi! Ma quando si scatena l’inferno, e come se la terra si mettesse ad urlare. L’ansia e la tensione degli ultimi giorni esplodono nell’azione, nella violenza, mentre il fuoco nemico si riversa contro di voi da tutti e due i lati del sentiero. Quando il cacciatore si trasforma in preda, ogni sogno di conquistare il mondo come un Re Guerriero, come un signore della guerra, si dissolve nel caos del campo di battaglia. Non c’è più tempo per i sogni. C’è ben altro da fare, come ad esempio sbrigarsi a richiedere agli obici il fuoco di supporto”

“NON SEI CERTO JOHN WAYNE”

“Quando ti arrivano addosso è una cosa terribile. Non riesco nemmeno a parlare con la radio per richiedere l’appoggio dell’artiglieria. Sto chiamando e finalmente riesco a mettermi in comunicazione, ma ho la voce chioccia come un ragazzo nel periodo della pubertà. Cerchi di deglutire lentamente e ti costringi a dare le coordinate. Sembra che tutto si muova al rallentatore, come in un film. Cerchi di mantenerti freddo, calmo e raccolto e tu sei come…. non saprei dire come. Di certo non sei John Wayne. Da dove sta arrivando l’attacco? Chi hanno colpito? Io non voglio morire. Tutto quello che scorre in quegli istanti sotto i tuoi occhi avviene in modo drastico, in termini di vita o di morte. Nel 99% dei casi, negli scontri a fuoco non vi sono episodi di eroismo. La paura, tuttavia, può lasciare il posto ad una frenetica eccitazione quando le cose vanno nel verso giusto e il fuoco di supporto arriva con precisione sul bersaglio. Sia che intervengano gli aerei, che passano rombando sulla testa, sia che si tratti dell’artiglieria, che dalle retrovie martella le posizioni nemiche, tu hai la certezza che le tue preghiere sono arrivate in cielo. Hai richiesto il supporto nel modo corretto; hai un adeguato campo di tiro; schieri i tuoi euomini in modo che tu possa alzarti dal tuo angolo e camminare in mezzo a loro: tutto questo è eccitante. Ed è tutto vero. Avverti la sensazione di leggerezza che va oltre la realtà. E senza aver fatto ricorso a droghe di sorta. A volte, ma solo a volte, tutti i pezzi vanno a posto come in una sorta di magico puzzle e come capitò al tenente Archie Biggers, ti trovi a percepire il sapore della vittoria in mezzo alla carneficina che ti circonda: “Stavamo seguendo un sentiero attraverso la giungla. Ad un certo punto l’uomo di testa tornò indietro di corsa. Era tutto accalorato. Mi disse: Penso che ci sia un carro armato laggiù. Gli risposi: Guarda che non ho tempo per giocare. Il nemico non disponeva di carri armati nel Vietnam del sud. Continuai ad avanzare e il sentiero comincio a trasformarsi in una vera e propria strada ben mimetizzata…Fu allora che vidi spuntare tra il fogliame la bocca di un cannone. Era enorme. Si scatenò l’inferno. Sembrava che stesse scoppiando il sole…..

I CECCHINI AVEVANO APPENA BECCATO JOE.

Di fronte a noi c’erano due pezzi d’artiglieria e un plotone rinforzato, tutti ben trincerati in una trentina di ottimi bunker. E noi avevamo problemi sulla retroguardia perché una squadra di tiratori scelti del nemico si era inserita fra noi e il resto dell’unità Charlie. Tutto ciò che dovevano fare i soldati nord viet per toglierci di mezzo era di piazzare alcuni mortai su entrambi i lati della nostra posizione. Qualcuno mi disse che i cecchini avevano appena beccato Joe. Era il sergente del mio plotone. Questo mi fece decidere. Detti l’ordine di richiedere un bombardamento al napalm “a distanza di pericolo”, ad appena 50 m dalla nostra posizione. Quindi tornai indietro per occuparmi dei cecchini. Udii una forte esplosione e fui scagliato contemporaneamente a terra. Una granata era esplosa lì accanto e le schegge mi si erano infilate nel braccio sinistro. I Phantom stavano eseguendo il loro numero. Ebbi la sensazione di un terremoto. Il terreno rimbombava tutto. Vi era fumo, tanto fumo ch gravava su tutta la zona. L’erba prese fuoco. Le esplosioni dei proiettili al napalm avevano messo KO 2 dei miei uomini di testa, ma i soldati nord viet stavano fuggendo in tutte le direzioni. Le fiamme ci arrivano alla cintura. Ed allora urlai con quanto fiato avevo in gola: Caricate,Uccidete i Gooks. Uccidete quei figli di puttana.

LA CRESTA ERA NELLE NOSTRE MANI.

Continuammo a sparare fino a restare senza munizioni. Allora raccogliemmo le armi abbandonate sul campo dai nostri avversari e sparammo con quelle. Io ne uccisi 3 con la mia pistola d’ordinanza. Nel giro di pochi minuti la cresta era nelle nostre mani. Molto spesso però ogni scontro a fuoco era preceduto dalla solita routine: ore, giorni, a volte persino settimane di pattugliamenti attraverso la fitta vegetazione senza mai sapere se la morte stava per falciarti. Che impressione fa una pallottola nello stomaco? Ma anche quando si scatenava la battaglia ed il sole sembrava ad un passo dall’esplodere, molto spesso era tutto finito nel giro di una manciata di minuti. “C’erano laggiù una ventina di persone che sparavano contro di te e, da questa parte, altri 20 o 30 soldati che sparavano contro di loro. Noi chiedevamo il supporto dell’artiglieria. Anche loro lo chiedevano. Poi uno dei 2 ad un certo punto diceva: Okay, ne ho avuto abbastanza. E repentinamente tutto finiva. Ma non si conquistava terreno. Con la guerriglia non c’erano fronti, ma i morti erano comunque tanti. C’erano tanti cadaveri da portare via con gli elicotteri addetti all’evacuazione sanitaria. Dopo la battaglia vi è un senso soprannaturale di vuoto che striscia fuori della giungla. Improvvisamente è tutto finito. E qualcosa di cui ciascuno parla per fissare bene nella memoria di quella giornata. Un punto di riferimento….. Quindi si fa ritorno alla defatigante routine che intorpidisce la mente. Si fa buio ed occupiamo le alture. Organizziamo un perimetro difensivo…. Non un grosso lavoro… Il sole tramonta e comincio a sentire lo stomaco che brontola. La luce se ne va. Con essa se ne va uno dei vostri sensi, il più importante, la vista. La vita si ferma….Disponi di una tecnologia che ti difende dalla morte: i fucili di plastica nera M16, Granate, bombe tascabili,Claymore, M79, M60, mortai, giubbotti antiproiettile, scarponi da giungla, esplosivo plastico C-4, apparecchiature radio ed aviogetti per sganciare il napalm. Avevamo tutto questo, ma non la vista. Pensi alla gente che vive nel mondo, passeggia nelle strade delle città o che esce da casa per farsi una birra. Tu invece stai scrutando nel buio cosi intenso che devi toccarti gli occhi per essere certo che sono ancora aperti. Sai che domani sarà esattamente come oggi….Al massimo potrà essere peggiore. Certamente non sarà migliore. Avevamo un detto per indicare quanto potesse essere cattiva una cosa qualunque “Cosi cattiva come una giornata nel Vietnam”.
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Messaggio Da Cpl. Stevens 17th Mag 2011, 10:12 pm

Ottimo reporter, ti voglio così!!!
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